Bari, Di Cesare fissa l'obiettivo: “In B in un anno e mezzo, per il selfie promozione ci sarò”

“Per me sono cinque, però non essendoci in questo campionato la tecnologia Var non puoi sapere se quella palla era dentro o meno. E' il mio record, è vero, anche se i quattro centri in B hanno un peso diverso. Arrivare in doppia cifra? Non esageriamo, già così sono tanti”. Cinque sono i gol, “quella palla” è la rete contro il Troina, condivisa con l'avversario Joss Didiba. L'intervistato è Valerio Di Cesare, esperto difensore centrale che dopo anni spesi tra A e B e dopo la cavalcata con doppia promozione e ritorno nella categoria più alta con il Parma, in estate ha scelto di sposare il progetto Bari. E ripartire, a 35 anni, dalla Serie D: recitando da leader difensivo, facendo la voce grossa sugli attaccanti avversari e anche davanti alla porta, con quel vizio del gol ribadito già in cinque occasioni nel girone I di serie D, oggi guidato dai biancorossi di Cornacchini.


(credit foto: Domenico Bari)


QUEL FILO INTERROTTO E L'ESTATE AL TELEFONO

Sorride e si confida ai microfoni di gianlucadimarzio.com il difensore romano, che è tornato a Bari per “riprendere un progetto e riportare questa società in alto”. Già, perché in Puglia era arrivato nell'estate 2015 dal Brescia: esordio con espulsione contro lo Spezia, seconda parte di stagione da protagonista con Camplone in panchina (“Era andato via anche Sabelli, non c'erano tanti soldi ma abbiamo fatto una grande seconda parte. Forse il rammarico è stato quello, mantenendo quella squadra avremmo potuto farcela anche noi” racconta) e l'addio ai playoff con quel ko nei quarti contro il Novara. Di Cesare ricorda ancora quella notte al San Nicola: Bari sotto di tre reti, capace di approdare ai supplementari con la doppietta di Rosina e la rete di Puscas, poi punito da Galabinov in 11 contro 10. “A quella partita ancora ci penso” assicura, così come alla notizia del fallimento estivo, incassata da spettatore: “Quando sono andato via, mai avrei pensato a una cosa del genere. Io volevo andar via, ho scelto il Parma e per me è stata una grandissima esperienza”. Prima del ritorno in Puglia, maturato attraverso un triplice e costante dialogo con altri due senatori come Brienza e Bolzoni: “Ci siamo sentiti prima di prendere questa decisione, poi con Ciccio ci avevo anche giocato insieme e anche con Bolzoni – ricorda Di Cesare - Purtroppo il mercato per la prima volta è finito il 14 agosto, mi ero anche operato al menisco e non avevo potuto sostenere la preparazione con la squadra. Giustamente mi sono ritrovato fuori lista: non potevo andare in Serie B, potevo andare solo in Serie C. Mi è capitata la possibilità Bari e mi sono detto: riproviamo”.


(credit foto: Domenico Bari)


GOL DA PODIO, “PIZZE” E L'EFFETTO PARMA

Del Bari che guida il girone I e guarda alla trasferta di Torre del Greco contro la Turris seconda in classifica, colpisce la compattezza del gruppo: la prova provata è nelle esultanze “a rischio”, con il marcatore che spesso e volentieri viene travolto dall'affetto dei compagni con buffetti e calcetti: “Non ha un'origine, io sinceramente anche quando segnano gli altri rifilo delle pizze – scherza Di Cesare – siamo molto uniti, poi ho scoperto anche dei compagni di squadra forti e seri. Il più casinista è Liguori, ma gli ho vietato musica napoletana nello spogliatoio (ride, ndr). I miei gol? Mi è piaciuto quello contro la Nocerina, in ripartenza, ma quello a giro di sinistro contro il Rotonda resta il più bello della stagione”. Il più bello della carriera, invece, risale ai tempi della serie B in un Brescia-Pescara. Di Cesare racconta: “Ho anticipato Sforzini, saltato un altro avversario e ho tirato una stecca. Sembravo Mark Lenders”. E giù risate. Zollette di zucchero anche per alcuni volti conosciuti quest'anno in rosa “Con Hamlili non ci avevo mai giocato e per me è un buonissimo calciatore. In questa serie B ci può stare alla grande. I giovani? Nannini è quello più diligente, diciamo che spesso e volentieri abbiamo dei confronti a voce alta con i centrocampisti, ma fa parte del gioco e della partita. Poi tutto finisce lì”. Tornato in Puglia per il “progetto, c'è una società importante, con la famiglia De Laurentiis al timone”, Di Cesare agisce da pompiere quando gli parlano dei parallelismi con il recente passato: “Fare scalate è complicato.Tutti hanno il riferimento del Parma, ma mi sa che il Parma è l'unica società che ce l'ha fatta a totalizzare tre promozioni di fila, ci sarà un motivo. Farne tre su tre è difficilissimo”.


(credit foto: Domenico Bari)


LO SPECIAL ONE E L'INGHILTERRA

London calling. Per Di Cesare non è stato un “semplice” successo musicale, ma l'alba della carriera calcistica. A 17 anni saluti al settore giovanile della Lazio (“Sono stato il primo a farlo in biancoceleste andando all'estero” rimarca) e firma con il Chelsea. Era l'epoca pre-Abramovich, con una squadra ringiovanita e tanti italiani in rosa, da Zola a Panucci. “Un'esperienza stupenda, fantastica. Fosse stato per me, sarei rimasto lì a vita – ammette - Londra ti offre opportunità incredibili”. Come quella di allenarti alle dipendenze di José Mourinho: “Sono stato con lui 10 giorni, non me l'aspettavo. Si faceva tutto con la palla, a 2000 all'ora. Poi ricordo i compagni di squadra, Desailly, Petit, Leboeuf, Mario Stanic con il quale sono stato in ritiro a Roccaporena. In tre anni ne ho visti tanti. Quello più difficile da marcare? Hasselbaink? Troppo grosso”.

IL RITORNO IN ITALIA, DA ZEMAN A VENTURA

Da Londra ad Avellino. Il 2004 riservò a Di Cesare il ritorno in Italia. L'album dei ricordi scorre, le esperienze tornano in mente. Si parte da Avellino. Serie B, con Zdenek Zeman in panchina: ““Con il mister mi sono trovato molto bene dal punto di vista umano. Io sono arrivato a gennaio che avevamo 11 punti, nel girone di ritorno marciammo tanto. In squadra c'erano calciatori di valore, che poi hanno fatto la A, da Nocerino a Contini”. L'apprendistato è proseguito, tra Albinoleffe, Catanzaro (“Un'esperienza che non rifarei, mi sono trovato male: abbiamo cambiato tre presidenti in quattro mesi”) Mantova e Vicenza, prima del grande salto, a tinte granata con il Torino. Due anni in B, poi il grande salto. La serie A e l'esordio a 29 anni. “Me lo ricordo come se fosse ieri – la voce di Valerio si fa emozionata – Torino-Udinese 0-0, in marcatura su Ranegie e Barreto. Alla fine fui premiato come uomo partita”. In panchina, Gian Piero Ventura, per il quale Di Cesare ha parole al miele: “Per me è un grande allenatore, mi ha dato tanto. Se lo avessi avuto prima, magari avrei avuto una carriera diversa. Il suo modo di lavorare ti apre un mondo. Basti vedere l'effetto che ha avuto su Bonucci e Ranocchia a Bari. La Nazionale? Sinceramente mi aspettavo che potesse andare in quel modo, lui ha bisogno di lavorare ogni giorno con i calciatori. Non è uno che vede i ragazzi una volta, non è adatto per subentrare come successo al Chievo. Bisogna lavorare con lui dal ritiro”.


LE TRASFERTE IN PULLMAN, IL FUTURO E LA TURRIS

Fuori dal campo oggi Di Cesare si gode la famiglia, che l'ha seguito a Bari ( “I bimbi sono malati di calcio, mi fanno domande su mille calciatori. Il più grande ha 11 anni, la sua rovina è l'album” sorride), guarda al futuro ( “Ho già in mente cosa voglio fare. L'allenatore? Vedremo”) e non smette di studiare i colleghi (“Mi piace un sacco van Djik del Liverpool, è qualcosa di pazzesco”). Sul terreno di gioco, il numero 6 del Bari è proiettato sulla Turris: “Io dico che siamo a 9 punti di vantaggio, loro hanno tutto da perdere. Sarà sicuramente una partita difficile, ma per noi dovrà essere come le altre”. Sicuramente, il viaggio verso Torre del Greco sarà più breve di tante altre trasferte condivise in stagione: “Ogni trasferta ci mettiamo 7-8 ore per arrivarci - spiega

Gela è stata la partita più surreale, con la gente sui balconi. E' come quando vai a giocare con gli amici a calcetto, siamo stati in spogliatoi stretti e campi mai visti sin qui, ma ti aiuta anche a riconciliarti con il calcio”. Con una missione: “In tanti ci chiedono la A, a me basterebbe essere in B tra 18 mesi”. Con una promessa: “Ora si fanno i selfie a fine partita per festeggiare le vittorie, io li lascio sempre ai più giovani. Per il selfie promozione, lo garantisco, ci sarò. Prima, però, conquistiamola”. Google Privacy