Baggio 5x10: "Ricordo i quarti di Francia '98: pochi centimetri e Roby cambiava la storia di quel mondiale" Angelo Di Livio racconta Baggio
"Baggio? La prima volta che lo incontrai fu una grande emozione". Era il 1993 e Baggio stava per vincere il Pallone d'Oro. Angelo Di Livio era un promettentissimo ragazzo che si affacciava nuovamente al grande calcio e lo faceva niente meno che con la maglia della Juventus. La squadra del Divin Codino, uno dei numeri 10 più forti di tutti i tempi, sicuramente il più forte del mondo in quel periodo.
"Io non avevo mai avuto l'opportunità di affrontarlo in campo, venivo dalla serie B" - racconta Di Livio ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Fu una grande emozione perché in quel momento Roby era il numero 10 forse più forte del mondo e ne parlavano tutti. Giocare con lui, affrontarlo durante gli allenamenti, capii subito perché stava per vincere il pallone d'oro.... Mi incuriosiva vedere cosa era capace di inventare con il pallone. Ogni giorno lampi di classe nuovi, ogni partita un'invezione diversa. Ciò che ti colpiva di più era la capacità con la quale leggeva le giocate prima degli altri, la facilità nel tocco di palla, la precisione nell'esecuzione".
Croce e delizia degli allenatori, nel periodo bianconero Baggio risultò avere un carattere piuttosto difficile. Non con i compagni: "Assolutamente no" - riprende Di Lvio - "Era una persona semplice, un ragazzo straordinario, dal cuore d'oro. Era un campione anche fuori dal campo e le sue iniziative lo testimoniano. Baggio ha un carattere genuino, sensibile, anche adesso. E con i compagni era sempre allegro, uno che faceva gruppo. Ci faceva scherzi e stava sempre al gioco. Non se la tirava, anche se era... il Pallone D'oro".
Senza gli infortuni dove poteva arrivare? "Ehh... (lungo sospiro). Un vero peccato. Ha avuto una carriera straordinaria, per lunghi tratti la fortuna gli ha permesso di esprimere al massimo il suo talento. Poi gli ha voltato le spalle e i problemi al ginocchio hanno limitato un campione che avrebbe meritato molto di più. Ho avuto la fortuna di giocare insieme a tanti fuoriclasse e Baggio è uno di quelli che mi ha impressionato di più. La sua fantasia e il suo talento l'ho visto in pochi".
Nel 1995 Baggio lasciò la Juventus. Vi siete rincontrati in Nazionale nel 1998: "In mente ho ancora un'immagine di quel mondiale e riguarda proprio Roby. In quei quarti di finale contro la Francia l'ennesimo lampo di classe poteva cambiare la storia di quella edizione. Dopo aver subito la Francia il nostro ingresso in campo cambiò la partita. Sarebbe stato il gol decisivo perché mancava pochissimo. Diciamo che è l'immagine di parte della carriera di Baggio: a un passo dal paradiso..."
Dove posizionare Baggio tra i talenti più grandi del nostro calcio? "Un posto nel podio lo merita senza dubbio. E' stato uno dei più grandi e ho avuto il piacere di giocarci... Ah, prima di concludere l'intervista permettirmi di fare gli auguri a Roby. Gli auguro anzitutto la salute e poi la felicità perché oltre che a essere stato un grandissimo calciatore è una grandissima persona: se lo merita".