Atalanta, una lezione di calcio. E di vita

Quattro boati per 40mila bergamaschi. Il coraggio di essere più forti della paura di diventare grandi. La voglia di essere dannatamente Atalanta anche oltre la razionalità. La sana follia di un allenatore che per “difendere il risultato” inserisce Zapata togliendo Caldara. Sul 4-1. Perché le strade per un capolavoro a volte sono illogiche solo per chi non le vive. Perché tutti all’esame di maturità hanno sempre sognato di presentarsi in maglietta. E sì, sperare anche nella fortuna di trovare la commissione giusta e le domande migliori. 

In fondo bastano dieci secondi per raccontare il lavoro di anni. Candidato Hans Hateboer, signor nessuno prima di arrivare a Bergamo nel gennaio del 2017. Un ragazzo olandese del ’94 con un passato da difensore centrale, tante gambe e un grosso punto interrogativo sulla testa. La sua prova d’esame, mille giorni dopo il suo arrivo alla scuola Gasperini, si svolge al 15’: anticipo a metà campo rabbioso, scatto per rialzarsi e puntare dritto l’area. Appuntamento con il cross del Papu, testa, gioia. La prima della stagione per lui. In mezzo all’area c’era anche Palomino, difensore centrale. E no, non era un calcio d’angolo. È l’Atalanta, signori.

Potranno dire di aver visto un olandese volare e segnare i suoi primi gol della stagione. Potranno dire di avere rivisto Caravaggio nelle giocate di Josip Ilicic. Un campionario di tacchi, sponde, palloni filtranti tutti mancini fino al gol con una bomba da fuori area. Di destro, perché questa è la serata in cui va tutto bene. Lo si capisce sul palo di Ferran Torres e sul miracolo di Gollini a inizio secondo tempo su tiro da 5 metri di Maxi Gomez.

Suo padre un giorno gli dirà che è nato quando la loro Atalanta ha buttato definitivamente la maschera. Gli dirà di essere coraggioso e buttarsi in mezzo all’area. Prima o poi arriverà un cross. Forse non avrà 40mila persone a gridare con lui, ma quel coraggio lo renderà vincente. Come uno della Dea.

Google Privacy