Barrios presenta Arthur: “Ha caratteristiche uniche e mentalità vincente”
Juventus e Barcellona hanno definito lo scambio Arthur-Pjanic. Il brasiliano continuerà la stagione in Spagna e da settembre inizierà la sua avventura italiana. “Sono felice per la carriera che sta facendo. Ha già vinto la Copa América con il Brasile e nel 2017 ho avuto la possibilità di giocare con lui e vincere la Copa Libertadores. Mi è sempre sembrato un giocatore speciale”.
Barrios: "Messi disse che Arthur sarebbe stato il nuovo Xavi"
Lo commenta così Lucas Barrios, ex attaccante tra le altre di Borussia Dortmund e Gremio, ai microfoni di Gianlucadimarzio.com. I due hanno giocato insieme nel club di Porto Alegre con Renato Portaluppi in panchina. Arthur era la stella più luminosa di quella squadra e venne acquistato dal Barcellona per 40 milioni di euro nel 2018. “Adesso arriva in un club che lotta sempre per vincere la Champions, così come il Barça. Credo che i bianconeri si ritroveranno in rosa un giocatore diverso, perché in pochi al mondo hanno le sue caratteristiche in quella posizione. È dinamico, la sua qualità principale è fare assist agli attaccanti o ai centrocampisti offensivi. Per questo Messi ha detto che sarebbe diventato il nuovo Xavi per il Barcellona. E se lo dice lui, credo che qualunque cosa dica un altro non abbia importanza”.
Parole di stima, che arrivano direttamente dal compagno con maggior esperienza internazionale di quel Gremio. E pensare che inizialmente entrambi iniziarono dalla panchina la loro avventura nel Tricolor Gaucho. “Il primo ricordo che ho di lui è vederlo seduto accanto a me in panchina, ma alla fine entrambi siamo diventati titolari e campioni. Non si abbatte mai nei momenti difficili. Tutto quello che ha ottenuto è grazie alla sua mentalità vincente. Lotta sempre per ciò che vuole. Si è conquistato il posto nel Gremio e ha giocato spesso anche nel Barcellona, dove c’è molta più concorrenza”.
In quello spogliatoio Barrios era un punto di riferimento. Nella sua carriera aveva già giocato in sette campionati diversi, tra cui Germania, Francia, Russia e Cina, e spesso capitava di dare qualche consiglio ai più giovani, proprio come Arthur. “Ricordo che quando iniziarono a circolare le tante voci sulle squadre interessate a lui, gli dissi di aspettare la fine del campionato per prendere una decisione. Lui poi scelse con la sua famiglia e il suo procuratore di andare al Barcellona e credo sia stata la scelta migliore. Non ho parlato con lui di recente, ma va alla Juve perché gli ha trasmesso la giusta fiducia. Non penso che avrà problemi di adattamento, uno così può giocare ovunque. Vediamo se con lui riusciranno a vincere la Champions”.
La Serie A sfiorata e la Champions League che Barrios non ha mai vinto, anche se ci sarebbe potuto andare vicino se solo fosse rimasto al Borussia un altro anno. Klopp provò in tutti i modi a convincerlo a rimanere l’estate precedente alla finale con il Bayern del 2013, senza tuttavia riuscirci. “Avevo molte possibilità di giocare in Italia dopo che ero stato il cannoniere del Borussia Dortmund. Ero finito nell’orbita del Milan e del Napoli, ma le trattative non si concretizzarono e quindi andai in Cina. Lì ho avuto la grande opportunità di essere allenato da Marcello Lippi, uno degli allenatori più vincenti al mondo. In quell’anno con lui al Guangzhu ho imparato tanto e ho conosciuto una persona sempre concentrata sul lavoro: ho capito perché ha vinto così tanto, senza dimenticare i meriti del suo preparatore atletico Gaudino”.
Dallo scorso gennaio, La Pantera, come era stato soprannominato da giovanissimo all’Argentinos Juniors, gioca al Gimnasia La Plata allenato da Maradona. Al momento tre presenze, un infortunio agli adduttori e poi lo stop della stagione causato dalla pandemia, ma su precisa richiesta del Pibe de Oro ha rinnovato il suo contratto fino a giugno 2021. “Diego è un idolo del calcio argentino e non solo, per me è un onore essere allenato da lui. Una persona speciale. In allenamento ci consiglia spesso su come battere le punizioni. A me chiede di stare sempre in area di rigore per concretizzare le azioni. Ricordo che rimase sorpreso dal mio fisico appena arrivai, tanto da paragonarmi a un potrillo, ossia un puledro, perché ho 35 anni ma sono ancora integro”.
Di Mattia Zupo
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