La fine di un calvario: Ansu Fati è tornato dopo un anno e mezzo da incubo

Al minuto 75’ il Camp Nou ha ruggito come se fosse arrivato un gol. Lui alza lo sguardo di sfuggita, poi lo abbassa, fa finta che sia un giorno come gli altri; cinque ad Aubameyang, due saltelli su un piede e sguardo dritto. Fa finta che sia un giorno come gli altri, ma non è così, e il Camp Nou, tutto in piedi ad applaudire, lo sa bene. Non è entrato un gol, potrebbero esserne entrate montagne, di gol: con la 10 sulle spalle, è finalmente tornato Ansu Fati.

Il calvario di Ansu Fati

La faccia da bambino è la stessa di sempre. Mentre corre verso il centro del campo, lui sfoggia quella più seria che ha. È una maschera: sa benissimo che l’occasione è di festa. L’attaccante potenzialmente più forte della rosa torna 102 giorni dopo l’ultima partita giocata. Ma soprattutto 540 dopo quel maledetto 7 novembre 2020 in cui si ruppe il menisco, contro il Betis. Fra quel momento e la gara di ieri contro il Maiorca, Ansu ha giocato appena 10 partite. Dieci partite in un anno e cinque mesi.

Non c’è molto da vedere nei 15’ di gara di Ansu, in quei cinque tocchi di palla prima che l’arbitro decreti la fine. Ma c’è molto da sentire. L’odore dell’erba, i corpi avversari che ti sbattono contro, gli occhi di decine di migliaia di persone puntati su di te. Oggi è anche diverso. Quando si ruppe il menisco la 10 la portava Leo Messi, adesso che torna sulle spalle ce l’ha lui. Non ha fatto nulla per avanzare di grado, eppure eccolo: quasi due anni più grande, un pugno di partite in più, e da giovane promessa deve già adattarsi ad essere il leader. Meglio riabituarsi in fretta. 

Prudenza e attesa

Ansu era pronto già da circa un mese per tornare, ma si è adottata la massima prudenza, dopo tutto quello che ha passato. I problemi al ginocchio dovrebbero appartenere al passato, anche se avevano già dato parecchie più noie rispetto a quanto prospettato dalle diagnosi del 2020. Tant’è che ieri, di fatto, rientra da dei problemi muscolari, che l’avevano fatto fuori nella partita contro il Celta, l’ultima prima che arrivasse Xavi in panchina.

L’allenatore di Terrassa è stato il primo a pigiare il freno quando Fati sembrava pronto a rientrare, ma sa quanto sia cruciale il suo ritorno. “Speciale”, “diverso”, “importante” sono tutte parole che ha speso per lui di recente. Lo dicono anche i numeri: in quelle misere 10 partite giocate in 540 giorni, nella totale mancanza di continuità, di reti ne ha segnate cinque. Il Camp Nou ha festeggiato come se fosse entrato un gol, ma la verità è che, se il destino sarà clemente, ne sono entrate montagne, di gol.

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