'Andrea Ferretti, un giovane italiano da seguire'. Quell'intervista di Ferguson, gli osservatori del Manchester United e la cucina... Il Principe del Lago di Garda: "Vi racconto il mio mondo"

“Non perdete mai la forza di sorridere…”. Il tempo che ci è concesso è così poco, non sprechiamolo per essere tristi. La virtù di affrontare le cose con la leggerezza giusta, di non prendersi mai troppo sul serio, del sorridere sempre e comunque. Perché sorridere aiuta a sorridere, non è mera tautologia: è la vita. A prescindere da quello che sia il nostro approccio ad essa, la difficoltà rimane. Sta a noi scegliere in che modo affrontarla, se perder tempo a imprecare verso quella stessa oppure provare a risolverla nel minor tempo possibile. Che poi, alla fine, il fattore tempo è sempre relativo. Alla fine conta soltanto una cosa: superarla.

Non è stata, finora, una stagione facile per Andrea Ferretti, tra Trapani e Feralpisalò. Per un attaccante il gol è una ragione di vita, almeno dal punto di vista lavorativo e quando non arriva ci stai male, ci soffri, è come se mancasse una parte di te. Ma con quel sorriso, quel volto da bravo ragazzo e quell’eleganza che lo hanno sempre contraddistinto, dall’esperienza nella "terra" di Ferguson (riferimento non casuale), è riuscito a riprendersi ciò che più lo fa gioire: il gol, appunto. Domenica contro la Reggiana, prima rete con la maglia della Feralpisalò. Pochi minuti dopo anche un assist. Bentornato, PrincipeDevo ammettere che questo soprannome qua, che mi han dato a Carpi, ora si è diffuso anche qui. Mi chiamano così per i miei modi di fare, dentro e fuori dal campo…”.

Eleganza, un pizzico di sana ricercatezza e tanta tranquillità.Aspetti, qualità che ben si prestano con la dolce quiete del paesaggio salodiano, immerso nell’azzurro del Lago…e della Feralpi! Si è subito inserito benissimo Ferretti, è bastato un sorriso. Perché i gol possono anche non arrivare, ma i rapporti interpersonali sono comunque alla base di tutto. Oltre, per lui, ai viaggi. Giramondo di quelli veri, “per giocare a pallone sarei arrivato fino al Polo Nord”. Ma, alla fine, è bastato soltanto spostarsi un po’ più in su dai… Dal settore giovanile del Parma- racconta Ferretti ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - sono andato prima in prova alla terza squadra dell’Atletico Madrid e poi al Cardiff. La Spagna mi sarebbe piaciuta, ma il contratto che mi offrivano non era adeguato e così ho scelto il Galles. Cardiff è sul mare, bellissima. Sfatiamo un tabù: lì non piove sempre…”.

Una mattina, però, un sole particolare, bellissimo irradia la città. Dal metaforico al fattuale: Ferretti apre il giornale, comincia a sfogliarlo, va avanti. Poi torna indietro, alla prima pagina. Stropiccia gli occhi per cinque minuti, ‘ma ho letto bene?’. Benissimo… “In copertina l’intervista a Sir Alex Ferguson nella quale parlava di me…Incredibile, un’emozione assurda, che davvero non riesco a raccontare. ‘L’attaccante italiano Andrea Ferretti si vede che ha talento, è un bel giovane da seguire’. Quelle parole mi hanno fatto sciogliere, bellissime. Di fatto non siamo mai riusciti a conoscerci di persona con Ferguson, ma più volte il Manchester United era venuto a visionarmi. Erano, inoltre, i tempi di Rossi e Lupoli, quindi noi italiani andavamo di moda…”.

Molto sincero Ferretti, una di quelle persone di cui ti puoi fidare. Onesto, leale. Razionale, innamorato del calcio…e della moglie (ovviamente). “Ricordo la sera prima dell’esame di maturità, chiamai la segreteria della scuola… ‘Guardi io non vengo all’esame, che domani vado a giocare in Inghilterra. Saluti e in bocca al lupo ai compagni’. Ma ho fatto una cavolata, la scuola serve ragazzi”. Meglio la scuola o la cucina? “Entrambe, dai. A Cardiff i primi giorni stavo in casa con la famiglia di un dirigente della squadra…erano amabilissimi. Gentili, disponibili e tutto. Ma pranzo e cena, c’era da mettersi a piangere. Per dieci giorni ho mangiato solo sandwich e patatine. Mi facevano, ‘Andrea, vuoi della carne’… ‘No, no guardi va benissimo così’. E da lì mi sono specializzato, diciamo così (ride)”.

Andiamo sul culinario, che alla Feralpisalò ci sono intenditori importanti. Risotto alla Sette del compagno Andrea Settembrini, voto? “Alto, molto alto. Ormai va in automatico…”. Il contesto di riferimento,tuttavia, rimane quello calcistico. E il calcio si sa è un gioco fatto di sfide, bilaterali e non (tra una risata e l’altra, ci proviamo…). Ti senti pronto a contendergli il titolo di Masterchef Lega Pro (altri sfidanti si facciano pure avanti…)? E’ dura, non so. Ma una cosa la devo dire. Caro Sette, tu sei bravo e tutto, ma io cucino per mia moglie e a lei non è che piacciano tante cose quindi se sono riuscito a conquistare lei…”. Effettivamente la specialità promette molto bene… “Un piatto di pesce con pomodorini, curcuma, paprika, zucchine, carote e riso basmati ad accompagnare”.

In cucina e non solo, c’è un’intesa importante a Salò“Siamo un bel gruppo, ci divertiamo insieme e questo è un aspetto davvero importante. Sono convinto di aver fatto la scelta giusta a venir qua, anche se mi è dispiaciuto per come sia finita al Trapani. Purtroppo fino al mercato invernale non è stata la stagione giusta per me e per la squadra in generale, ora si sono ripresi alla grandissima e ne sono davvero molto felice. Anche l’altro ieri ho sentito i miei ex compagni, gli auguro il meglio, di cuore”. D’altronde la vita è una scelta continua e solo chi si auto preclude siffatta possibilità non sbaglia mai. “Io ho sempre fatto quello che mi sentivo dentro. Senza maschere e con la massima spontaneità. Come quando era quasi tutto fatto per il ritorno in Italia, alla Sampdoria di Marotta e Paratici, ma all’ultimo decisi di andare al Cesena perché la Samp mi avrebbe girato in prestito al Treviso”.

L’importanza di essere se stessi, l’importanza di affrontare ogni difficoltà con il sorriso, di superarla senza lamentarsi. E’ così che si diventa grandi, metaforicamente e fattualmente. Un sorriso, il lago, la cucina e ora di nuovo, anche i gol: bello e semplice il mondo di Andrea Ferretti. E vuoi vedere che queste due cose qua – come nella migliore delle favole – siano reciprocamente collegate…

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