Ancelotti, a tutto Bayern: "Champions tra gli obiettivi, ma nessun obbligo. Qui l'Italia è molto più rispettata che da noi"

Italia, Inghilterra, Spagna...e infine Germania. Con Carlo Magno alla conquista della Bundesliga, perchè mancava giusto il campionato tedesco a Carlo Ancelotti tra i top tornei europei da sperimentare...e mettere in bacheca. L'obiettivo è chiaro, senza dimenticare quella Champions League che da sempre ha regalato lui tantissime soddisfazioni: di tutto questo, e non solo, l'ex allenatore di Milan e Real Madrid, tra le altre, ha parlato in esclusiva a "La Gazzetta dello Sport". "Titolo tedesco già nostro? Mi piacerebbe, ma purtroppo non è così. Per me non è difficile allenare, quindi al Bayern è come nelle altre squadre. E’ un’esperienza in più, nuova, con giocatori che hanno alle spalle il lavoro di Guardiola che ha dato molte sicurezze, certezze, conoscenze. E’ una squadra pronta per lottare ad ogni livello. La Champions? E' uno degli obiettivi, ma nessun obbligo". "Vedo un bel gruppo, serio, con la spina dorsale tedesca di Neuer, Lahm, Müller e Hummels, e altri che sono qui da tempo come Robben e Ribery. Gente molto solidale, anche i nuovi si sono inseriti molto bene - continua Ancelotti - Un punto nelle ultime due? Se mi dicessero che nelle prossime dieci partite ne vinco otto, ne pareggio una e ne perdo una metterei la firma. Secondo me è stato un calo dovuto al grande dispendio energetico in avvio, non avevamo tutti i giocatori a disposizione, abbiamo pagato nelle ultime due partite. Ma non sono preoccupato, però dobbiamo fare attenzione alla ripresa". Poi, spazio anche al particolare rapporto con il figlio Davide, tra gli assistenti di Ancelotti in questa nuova avventura bavarese: "Lo vedo con orgoglio e sentimento, perché lo vedo capace, entusiasta, con voglia di imparare e gli piace il calcio come a me. Per un allenatore ciò che conta è la fiducia con l’assistente: e io mi fido ciecamente di lui. Vive per conto suo e io con mia moglie, vicino al centro e al “Giardino Inglese”, un grande parco. C’è molto rispetto, la città mi piace, nessuno disturba nemmeno al campo. Io non facevo allenamenti aperti, altrove, non per i segreti ma per la concentrazione. Qui viene tanta gente però nessuno fiata". E la vita a Monaco? Sembra procedere senza difficoltà, lingua a parte...: "Con le bici ai semafori? Finora nessuna multa e collisione. Le bici hanno la precedenza. Che significa "mia san mia"? Io sono mio...No, un attimo... noi siamo noi. All'Oktoberfest una volta siamo andati con lo staff. È stata una bella serata, noi tutti allenatori, anche con i fisioterapisti, c’erano proprio tutti. Ci siamo divertiti. Il soprannome Carletto? Sì, mi piace, me lo hanno appioppato a Roma, quando avevo vent’anni e mi segue ancora". Infine, una precisazione: "L’Italia è molto più rispettata fuori dal nostro Paese che dentro, non solo a livello calcistico. Noi italiani la rispettiamo meno di quanto fanno gli stranieri. Non solo qui, anche in Spagna, in Francia, siamo molto considerati a qualsiasi livello. L’Italia rimane il Paese più bello del mondo. Però non ho nostalgia: da qui adesso posso tornare a casa anche con l’auto".  

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