Amoroso: “Parma-Udinese è la mia partita. Quella volta nello spogliatoio in motorino…”
"Quanto vale Marcio Amoroso oggi? Eh, dico 100 milioni". Non è spocchia, è consapevolezza. Perché dietro a quella risata coinvolgente dell'attaccante brasiliano c'è una spiegazione. Ti accorgi che non è una provocazione perché alla smorfia compiaciuta segue un pensiero che mira a giustificare l'affermazione di uno dei calciatori più iconici fino ai primi anni 2000: "Sono pochi gli attaccanti che hanno le mie caratteristiche, oggi. Dall'ultimo passaggio, alla velocità e al dribbling, fino alla finalizzazione, al pensiero veloce di definire la situazione in poco tempo. Il mio cartellino è stato valutato, nel '99, 40 milioni: oggi vale almeno più del doppio".
Amoroso, come sta?
"Sto bene. Il Brasile è la mia base, vivo a Campinas, nello Stato di San Paolo, ma viaggio: Miami, Italia, Udine. Non posso stare fermo".
Come quando giocava.
"Sì, diciamo che mi do da fare. Non ci possiamo fermare. Avevo bisogno di un po' di tranquillità dopo il ritiro ma il mondo corre veloce e se ti fermi... Finisci in fuorigioco".
Bella questa. Di cosa si occupa?
"Ho un paio di aziende: una che tratta prodotti di cosmetica, l'altra che tratta di elettronica. Poi una "arena sportiva" come diciamo in Brasile con i campi da footvolley, tennis e beach tennis. Ho una ventina di calciatori in giro per le squadre del Brasile. Impossibile spostarmi in questo momento".
Tra i tanti impegni trova il tempo per seguire il Parma?
"Certo! Seguo il Parma, l'Udinese e anche il Milan. Sono tre squadre che godono della mia stima. Ci ho giocato, ho passato dei momenti fantastici. Sono contento che il Parma sia tornato in Serie A, è una piazza importante, i tifosi sono appassionati, la città è splendida. Per me è impossibile vedere la Serie A senza il Parma. Si parla di un Club che ha dato tanto al calcio italiano, lanciando campioni e plasmando giocatori importanti".
Che significa Parma per lei?
"Significa aver vissuto bene. Li ho amici ancora oggi. Ci torno sempre volentieri. Ma anche Udine. A Udine mi vogliono bene, quando ho l'opportunità di tornare in Italia lo faccio volentieri perché mi piace stare con gli amici, mangiare e bere vino buono".
Quindi se diciamo che Parma-Udinese è la sua partita non sbagliamo.
"Direi di no. La ricordo sempre come una partita bellissima. A quei tempi giocata tra due squadre forti, che segnavano tanto e giocavano bene al calcio. A Parma mi hanno sempre trattato benissimo, la mia famiglia ha vissuto in modo felice e sereno quegli anni, la gente mi ha accolto, mi ha voluto bene. Giravamo sempre per il centro storico, meraviglioso. Parma è sempre stata una bella realtà e continua ancora oggi a esserla".
Abitava in centro?
"No, verso Collecchio. Mi ricordo che una volta, senza dire niente a nessuno, avevo comprato un motorino. Mi piaceva girare per le stradine di campagna, dove non c'era gente. Volevo godermi la natura. Mio figlio Giovanni era piccolo, lo mettevo sulla moto e gli allacciavo il casco. Lo portavo in giro. Un giorno, durante una delle mie gite, qualcuno mi ha riconosciuto e lo ha detto alla società. Sono andati a dirlo al presidente in persona. Ma non c'era niente di male girare in motorino. Si parlava solo di quello in spogliatoio. Ero diventato - senza volerlo - il protagonista. Un giorno ho deciso di darci un taglio e sono entrato senza casco in spogliatoio. 'Eccomi', ho detto. E tutti sono scoppiati a ridere. Quel giorno però il presidente mi ha chiesto di vendere il mezzo: temeva cadessi e mi infortunassi".
L'ha venduto?
"Sì!".
Anche a Udine aveva un motorino?
"No, ma mi piaceva mangiare bene, mi piaceva il vino. Non ero uno che amava fare tardi alla sera, sono sempre stato un atleta professionista. Solo che mi piaceva mangiare e bere bene. I miei amici friulani, Alessandro e Michele, mi portavano nelle osterie belle di Udine, le osterie che nessuno conosceva. Volevo stare in santa pace, godermi un po' di relax e il buon cibo che offre il vostro paese. Finché un giorno non ho trovato, in uno di questi locali, il direttore sportivo Pierpaolo Marino. Che scena.. Mi ha detto: 'Non dico niente a nessuno, tranquillo. Basta che tu faccia due gol a partita'. E non potevo lasciarlo con l'idea che mi piacesse bere vino e mangiare carne. Allora ho cominciato a fare tanti gol".
Come finisce Parma-Udinese?
"Tifo per il pari, sono molto legato alle due piazze e ho avuto la fortuna di segnare in due splendide città".
Chi la decide?
"La decideranno i singoli, quelli che sapranno estrarre il coniglio dal cilindro. Entrambe hanno giocatori di qualità, con colpi nelle loro corde. Per il Parma dico Hernani: Thauvin per l'Udinese. Anche se non dovessero fare gol, sapranno comunque creare occasioni, sfornare assist, mettere in condizioni i compagni di decidere gara".
A proposito di Hernani: lo conosce bene.
"Sì. Hernani è un grande giocatore, ha qualità e visione di gioco. È in grado di dirigere in mezzo al campo. È sempre stato importante".
Non lo avrà scelto solo perché è brasiliano...
"No. L'ho scelto perché è forte".
A cura di Guglielmo Trupo
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