"All'inizio preferivo il basket: impazzivo per Jordan". Asprilla, i passi di Freestyle, l'amore per Cagliari. L'elettricista Ibarbo...
"Colombia? In questo momento sto pensando a come riconquistarmi il Cagliari". Victor Ibarbo taglia corto, un sogno sì è già avverato, rivestire la maglia del club che più di tutti ha inciso sulla sua carriera. Tre anni e mezzo che lo hanno visto diventare uno dei giocatori più applauditi e apprezzati d'Italia e un idolo indiscusso del Sant'Elia. Il Barcellona era pronto a ricoprire d'oro i rossoblù, ma l'azulgrana dei sogni è proprio quello del Cagliari. Il cancello di Asseminello che si apre, il sorriso di Roberto, il viale sterrato che porta agli spogliatoi. E poi...?
"Poi ho rivisto tanti amici della mia prima esperienza in Sardegna" - racconta Victor ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com - "Ritrovare alcuni compagni è stato fantastico perché gli volevo bene e quindi mi sono emozionato. Ma non solo ad Asseminello... Ho ritrovato la "mia" città e la "mia" squadra, sono felice di essere nuovamente qui. Domenica al Sant' Elia è stato bellissimo il nuovo appuntamento con i tifosi, un tuffo nel passato. Poi lo stadio era pieno, c'era la partita contro la Juventus, un'atmosfera fantastica. E gli applausi mi hanno aiutato a sciogliere l'emozione. Peccato per il risultato, sarebbe stata una serata perfetta per me".
Facciamo un passo indietro nel tempo. Tutto è iniziato grazie a...Asprilla: "La mia infanzia è stata tranquilla. E ti dirò la verità, all'inizio il calcio non mi faceva impazzire, preferivo il basket. Poi iniziai ad accompagnare mio fratello agli allenamenti, tutti i giorni. Li vedevo giocare, divertirsi e poco alla volta è nata la passione. Un giorno mio fratello mi disse 'dai Victor, prova, magari ti piace...'. Allora mi sono detto 'Perché no? Proviamo...'. E così ho iniziato anche io". Sei nato nel 1990, l'epoca della grande Colombia di Valderrama, Higuita e... Victor non mi fa nemmeno finire: "E Asprilla, il mio idolo. In quel periodo si era trasferito in Europa e faceva anche grandi cose in Nazionale. Era sulla bocca di tutti, la sua popolarità era grandissima. Quando iniziai a giocare tutti mi paragonavano a Tino, per il modo di correre, per le finte. Allora cominciai a studiarlo, a ispirarmi a lui".
Come era la vita in Colombia? "Studiavo e lavoravo. Aiutavo mio padre che faceva l'elettricista, caricavo e scaricavo i cavi e tutto il materiale che serviva per il lavoro e nel mentre imparavo il mestiere. A volte il lavoro era così tanto che ero costretto a rinunciare agli allenamenti. Altre volte era papà che doveva aspettare che finissi di allenarmi (ride). Mi ha sempre accompagnato e sostenuto, non lo dimenticherò mai". Hai avuto paura di non riuscire nel calcio? "No, perché non pensavo che potesse diventare veramente il mio lavoro. All'inizio giocava per divertirmi. Il lavoro vero ce l'avevo, non c'erano problemi particolari. A 11 anni ci fu il mio primo trasferimento e lì capii subito che non era più solo un gioco, che potevo farcela e non volevo deludere la mia famiglia. L'obiettivo era diventare un buon giocatore in Colombia. E invece... eccomi qui".
A Cagliari, appunto. Dal 2011 al gennaio 2015, tre anni e mezzo pieni di giocate spettacolari. Il gol indimenticabile? "Ogni gol ti regala una gioia e un'emozione diversa. Quello che ricordo con più piacere è quello che segnai al Catania, il primo con il Cagliari. Ma non perché è stato bello e spettacolare, ma perché era la prima stagione in Sardegna e c'erano tanti amici in squadra che mi fanno tornare in mente bellissimi ricordi. Un periodo felice. Della Sardegna mi è mancato tutto, dall'affetto della gente al sole che illumina quasi tutti i giorni la città. Io vengo dalla Colombia e a Cagliari mi sono sempre sentito a casa. Simili le condizioni climatiche, simile il modo di comportarsi delle persone, il modo di ragionare. Sono arrivato qui quando avevo 19 anni, club e città mi hanno adottato e ho conosciuto tante persone che mi sono mancate, amici in squadra ma anche fuori dal campo. Per questo ti dico, senza ipocrisia, che adoro Cagliari e il Cagliari, che per me la città è bellissima e indossare nuovamente questa maglia è una grande gioia. Ed è un piacere ritrovare compagni e amici".
Il Cagliari può aiutarti a riconquistare la nazionale colombiana? "In questo momento sto pensando a come riconquistarmi il Cagliari più che la Nazionale (ride di nuovo). Sono venuto qui perché era il mio grande desiderio, non ho pensato di venire qui per farmi convocare dalla Colombia. Ricomincio da zero, come quando arrivai a 19 anni. Faccio finta di ricominciare da lì, ma ho il vantaggio di essere consapevole che in Sardegna si sta benissimo e che mia moglie e mio figlio la adorano. Le condizioni sono le migliori, non potevo chiedere di meglio. Azzero tutto, riparto dal 2011". Come passi il tempo libero? "Sono un tipo tranquillo. Ho solo due vizi. Uno che non mi passa, quello per i videogiochi, l'altro passare più tempo possibile con la mia famiglia. Amo le partitelle a basket con mio figlio. Tutto ciò che è necessario a ricaricarmi, a recuperare le energie nervose, ce l'ho in casa... Ah, dimenticavo, ho un terzo vizio, la pasta alla carbonara (ride ancora)".
Canzone preferita? "Troppe, adoro la musica, in particolare la salsa. Una canzone che mi prende molto è "Vivo para ti". Sono canzoni di Dio, sono molto credente, la ascolto tutte le mattine. Freestyle? (risata contagiosa). Sì, sono bravo, vero? Il ballo è allegria e a me piace tanto ballare. I passi che improvviso sono quelle cose che vengono naturalmente, che strappano un sorriso". Sei un grande fan di Michael Jordan, come mai? "Perché amo il basket e in particolare l'Nba e in quel periodo lui era sicuramente il più grande. C'era un canale di sport dedicato alla pallacanestro in Colombia e ogni volta che c'era Jordan rimanevo incantato. Mi piacevano molto anche Kobe Bryant e il primo Lebron James, ma Jordan era unico, diverso da tutti. Una carriera leggendaria e un modello da imitare anche nella vita di tutti i giorni".
Futuro? D'estate nessuno ti sposta da Cagliari? "La mia più grande speranza è questa. Io ho un contratto fino al 2018, la scelta spetta al presidente Giulini. Io posso solo sperare di essere confermato e ringraziare a prescindere per tutto quello che ha fatto per me questo club. Qui sono sempre stato coccolato e trattato benissimo, se la decisione fosse quella di confermarmi sarei felice e onorato. Adesso tocca a me, mi metto a completa disposizione per contribuire a portare in alto il Cagliari, per dare una mano ai miei compagni e all'alleanatore Rastelli. Proveremo insieme a rendere felici i nostri sostenitori".