Pianti e applausi: l'addio di Allegri e l'abbraccio della squadra

In conferenza stampa c’è chi glielo fa notare: ci aspettavamo un saluto molto più compassato, quasi da salotto piemontese. Falso e cortese. Ci sbagliavamo. Perché di falso, nei quaranta minuti di conferenza stampa che hanno portato ai saluti di Max Allegri dalla Juventus, c’è davvero nulla. “Solo la dietrologia che ha fatto da cornice a questa separazione”, puntualizza Agnelli. Ecco, forse quello. Allegri lascia i bianconeri dopo 5 anni: toglie i panni da livornese chiuso, rigido. Veste quelli di un uomo che non manca di commuoversi.

Fa effetto vederlo piangere. Fa effetto sentire la sua voce, sempre forte e impostata, tremare: “Scusate, devo prendere un po’ d’acqua”, dice ogni tanto. “Arriviamo alla fine della conferenza, ve lo garantisco. Ma con calma, sempre con molta calma”.

Si autocita, pensando a quante volte l'ha detto in riferimento al percorso della sua Juve in campionato. Davanti a lui c’era un pubblico insolito: non soltanto i giornalisti, ma anche tutta la squadra, con Fabio Paratici in testa e con un Cristiano Ronaldo che, insieme a tutti i compagni, non ha smesso di applaudire l’allenatore prima, durante (nei momenti di pausa) e dopo la conferenza.

Segno di un gruppo che all’allenatore vuole bene e che sa che l’impronta di questi cinque anni di successi è anche sua. “Ma quanta gente è venuta oggi?”, dice. Poi, scherza. Prende di mira soprattutto Barzagli, che dà l’addio al calcio e riceve un’investitura non da poco: “È già in rampa di lancio per diventare allenatore”. “Max”, così lo chiama anche il suo presidente, riceve una maglia che si tiene stretta. Di solito si dà all’inizio di un percorso, questa volta alla fine: History Alone.

La storia (della Juve). Da solo. Numero 5, come gli scudetti conquistati e gli anni passati insieme. Applausi, tutti i giocatori in piedi, cala il sipario. Fuori piove. “Ma voi non mi fate domande?”, dice. È già pronto a ripartire.

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