Camorani si ritira: "Potrei e vorrei continuare, ma a 41 anni è ora di lasciare"

“Nel calcio spesso le cose vanno diversamente rispetto a quanto succede nella vita. Nella vita va avanti sempre l'uomo e non il calciatore. Nel calcio, invece, la gente se ne approfitta. Per quanto mi riguarda mi è sempre interessato lasciare un segno come uomo e la mia storia lo conferma”. Filosofia di vita applicata al calcio. Che poi, molto spesso, calcio e vita sono anche sinonimi.

O almeno Alfonso Camorani ha provato a viverli entrambi con coraggio, cuore e un pizzico di follia. La stessa che lo ha portato fino al sogno di giocare in Serie A, gli ha fatto commettere qualche errore e che lo ha spinto a chiudere la sua carriera con 10 anni nel dilettantismo. “Ma sempre con la voglia del primo giorno, perché altrimenti rischi di fare brutte figure”, ha raccontato a Gianlucadimarzio.com.

Alfonso Camorani dice basta, a 41 anni. Dopo una carriera ricca di gioie e soddisfazioni. Da Cercola (provincia di Napoli) al sogno Serie A, realizzato con le maglie di Lecce e Siena. Ha deciso di lasciare il calcio per la seconda volta. Già, perché due anni fa aveva deciso di smettere dopo una stagione vissuta a Ischia in Promozione campana. “Ma alla fine non ce l'ho fatta, il richiamo del campo era troppo forte”. E allora ha tolto le scarpette dal chiodo, le ha indossate nuovamente e si è regalato gli ultimi due anni di carriera. Uno in Prima Categoria con la maglia del Saviano e uno nel campionato di Eccellenza molisano, con la maglia del Tre Pini Matese, vincendo anche la Coppa Italia.

“Fisicamente sto bene, potrei giocare ancora qualche anno e, se devo dire la verità, ne avrei ancora voglia. Ma a 41 anni è arrivato il momento di capire cosa fare da grande”. Altri sogni da realizzare? “Voglio fare l'allenatore, ho preso il patentino UEFA B e sono in attesa di un progetto importante, in una società dove si possa fare calcio. Nel frattempo mi godo la scuola calcio che porta il mio nome, con il socio Pontillo, il direttore De Siato e il presidente Petriccione. Alleno i bambini e mi dà tanta gioia”.

Dal futuro al passato. Camorani ripercorre le tappe della sua storia e si emoziona: “I ricordi più belli sono l'esordio in Serie A a Palermo e la prima partita a San Siro contro il Milan. Entrai in campo e vidi 60mila persone sugli spalti. Mi trovai davanti calciatori straordinari, chi m'impressionò più di tutti fu Stam. Restai lì a fissarlo per un minuto e addirittura mi fu assegnata la marcatura su di lui. A ogni calcio d'angolo pensavo 'E ora come lo fermo a questo?'. Poi Gattuso mi colpì per la sua personalità. Ne aveva talmente tanta che in campo prendeva a parole anche campioni come Pirlo, Sheva o Kaka. A fine gara gli chiesi la maglia, la custodisco gelosamente nella mia collezione”.

Così come quella di Del Piero: “Un campione e un signore. È sempre stato tra i miei calciatori preferiti, allora gli chiesi la maglia prima della partita. Ricordo che in quella partita fui espulso e tornai prima negli spogliatoi. Del Piero però mantenne la promessa e venne a portarmi la sua maglia fin sotto la doccia. Un campione d'umiltà”.

Ma la carriera di un calciatore è fatta di gioie, emozioni e anche di rimpianti: “A 31 anni decisi di lasciare un contratto di due anni da professionista a Pescara in Serie B. Questo perché avevo deciso di smettere e trasferirmi alla Casertana in Serie D, nella squadra in cui sognavo di chiudere. Invece non era così, perché stavo ancora bene e avrei potuto giocare nei professionisti ancora per qualche anno. Però mi sono tolto tante soddisfazioni, quindi non mi posso lamentare”.

Una vita dedicata al calcio. Ricordi che passano nella mente come un film e che 'Fofò' proverà a rivivere in una partita che sta organizzando per settembre con alcuni suoi ex compagni di squadra. In ogni caso sarà un addio con un lieto fine: “Chi mi ha conosciuto si ricorderà del Camorani uomo e non del Camorani calciatore. E questa è la cosa che mi rende più orgoglioso”.

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