Albania, Mondiali, Champions. A tutto De Biasi: "Potevo diventare CT dell'Italia, ma non ho rimpianti"
La storica qualificazione agli Europei e un Mondiale da inseguire. Gianni De Biasi è uno dei simboli dell’Albania calcistica e ne svela tutti i segreti in un’intervista alla Stampa, parlando anche di Nazionale italiana e del suo futuro, che poteva essere proprio sulla panchina azzurra: “Spettasse a me la scelta andrei di corsa in Premier o in Liga, ma se ci dovessero essere i presupposti, potrei anche continuare qui. Sono stato vicino ad essere il C.T. dell’Italia ma non ho rimpianti. Non credo si ripresenterà quest’occasione, certi treni passano una volta sola”.
Dopo la cavalcata agli Europei ora c’è l’Italia: “Non arriviamo bene alla sfida. Abbiamo qualche assenza di troppo: Mavraj, dell’Amburgo, è infortunato, Djimsiti, dell’Avellino e Berisha sono squalificati: sono i due centrali e il portiere. Belotti e Immobile mi spaventano abbastanza, avrei preferito che ci fossero degli stranieri, almeno non li avrei avuti contro”. Al posto di Berisha dovrebbe esserci Strakosha: “E’ giovane, ma potrebbe giocare”.
Per un’Albania rimaneggiata in difesa, c’è un Italia piena di talenti nel reparto: “Romagnoli e Rugani due grandi difensori, forse il rossonero è più pronto, mentre il bianconero è più di prospettiva”. Non è semplice convincere calciatori con più passaporti a scegliere l’Albania: “Chiamate, messaggi, discorsi, ma l’importante è che uno abbia voglia. Con Januzaj ad esempio, mandai messaggi su whatsapp al padre in due o tre lingue, dall’inglese all’albanese ma non mi ha mai risposto. Questa selezione negli anni è cambiata, ora siamo una squadra organizzata che ha grande considerazione degli avversari e consapevolezza di aver raggiunto un buon livello. C’è un problema, forse abbiamo toccato l’apice.”
Il mondiale a 48 squadre rappresenterebbe una grande chance per l’Albania: “Credo sia un obiettivo raggiungibile, a patto che continuiamo con questo passo. Il problema è che non ci sono giovani in grado di darci una mano nell’immediato".
Conte da C.T. si sentiva in garage, a De Biasi invece questo ruolo intriga: “E’ un lavoro che mi piace, anche perché posso allenare, poi la qualità della vita è fantastica perché lo stress è concentrato in periodo brevissimo, di conseguenza c’è tempo per preparare le partite. Nei club invece sei sempre sotto pressione”. Spagna e Italia si sfideranno per il primato del girone: “Prima la Spagna era favorita, ma la Serie A ha aiutato molto gli azzurri. Ora il gap è diminuito”.
Sguardo, infine, alla Champions con la Juventus, unica italiana ancora in corsa: “Mi auguro il Barcellona non sia lo stesso del ritorno col Psg, ma quello con il Deportivo. La Juve è più forte rispetto a Berlino dal punto di vista dei singoli. E non è ancora arrivata al top…”.