Juventus, Agnelli: "Per battere l'ossessione della Champions bisogna vincerla. Acquisti alla Higuain? Non invertiremo la rotta"
Presidente della Juventus dal 2010, Andrea Agnelli, è riuscito a riportare in alto i colori bianconeri, vincendo sei scudetti, tre Coppa Italia e prendendo parte e due finali della Champions League. In una lunga intervista concessa a TuttoSport, Agnelli tratta diversi argomenti, partendo proprio dall’ultimo atto della precedente Champions: “Allora, cominciamo dalle mie ultime parole al termine di quella partita. Il senso era questo: valutiamo l’intera stagione. Siamo estremamente orgogliosi di tutte le persone che hanno lavorato nella Juventus e hanno contribuito al sesto scudetto consecutivo e alla terza Coppa Italia di fila. Siamo fieri di ciò che abbiamo fatto. La Champions è una competizione europea in cui sbagliare anche soli 20 minuti può essere determinante. Però valutare una stagione per 20 minuti sarebbe sbagliato”.
Su possibili attriti nell’intervallo: “Per nulla. Nessun attrito. Come avviene in tutte le partite sono sceso negli spogliatoi prima, nell’intervallo e dopo. Vado sempre nello spogliatoio. E sono stato testimone oculare. A Cardiff non c’è stato nessuno screzio, nessuna baruffa”. Sesto scudetto consecutivo e la terza coppa Italia consecutiva: “Il vero significato di ciò che è stato compiuto lo comprenderemo tra tanti anni. Questa per me è una tappa di passaggio. Rappresenta la base sulla quale edificare i prossimi sette anni. La bellezza dello sport è che ogni stagione ci riporta ai cancelletti di partenza. E non valgono i 97 punti di distacco accumulati sulla seconda negli anni precedenti. Se vinci torni a zero. Se perdi puoi riprovarci”.
Modelli da seguire per diventare grandi: “Il Real Madrid fa sicuramente sognare ma io devo guardare al modello societario e devo pensare a diverse realtà come quelle che esistono in Germania, in Spagna, in Inghilterra. Se immagino un modello organizzativo guardo a quello tedesco. Se penso allo stadio osservo l’Inghilterra. Se penso ai flussi commerciali, al museo, alle altre attività riguardanti un percorso emozionale mi viene in mente il Barcellona. Bisogna essere noi stessi pur osservando le varie eccellenze in Europa. Noi vogliamo trasmettere una nuova identità ai nostri tifosi, a quelli che vivono in Italia e in Europa così come a quelli che sono in Oriente o in America, con dei prodotti che possano essere più lifestyle”. Poi Agnelli entra nel dettaglio: “Bisogna osservare con attenzione chi ci segue. In Italia più di 14 milioni di persone, in Europa 50, nel mondo 350. Ma bisogna poi distinguere fra simpatizzanti e veri tifosi. Il nostro sarà un modo diverso di porsi verso il consumatore bianconero. Dal progetto di ristorazione Juventus, ad alcune attività commerciali in franchising in Cina e America. In modo da avere non solo l’elemento distintivo del grande campione, ma da proporre come figura di riferimento il club. Lo store recentemente inaugurato allo Stadium rappresenta un modello importante di questo mondo Juventus che si allarga. Ora dal museo si entra direttamente nello store della Juventus, uno dei più grandi in Europa. L’internazionalizzazione parte sempre da casa nostra, ma è il mondo che ci interessa”.
Sull’ampliamento dello stadio e l’aumento dei prezzi: “No, non ci sarà nessuna estensione. Abbiamo costruito uno stadio giusto su uno studio molto curato. Tre, quattro mila posti in più non spostano nulla. Semmai sarebbe significativo parlare di venti, venticinque mila posti in più. Ma in fase di progettazione ci siamo orientati sullo stadio di quaranta, quarantaduemila posti: aggiungere altri ventimila sarebbe sbagliato. Noi abbiamo un impianto sempre sold out da quando è stato aperto. Col 95-96 per cento di riempimento a partita siamo sulla media tedesca, è quello che volevamo. Sarà importante, invece, applicare un adeguamento alla politica dei prezzi. In rapporto alla qualità dello spettacolo. Il modello corretto è quello dell’Inghilterra”.
Si dice che la Serie A non sia allenante per la Juve: “Non è così perché non vedo campionati con dinamiche molto diverse dalle nostre. Il livello del nostro torneo è elevato, all’interno c’è un campionato di prima e seconda fascia. E uno di terza fascia. Dal prossimo anno l’Italia riavrà quattro posti in Champions anche grazie alla Juve e spero che alle nostre spalle tornino le milanesi”.
Conte tornerà mai alla Juve? “Oggi non è previsto”. Buffon potrà essere presidente della Juve? “Buffon deve solo pensare al suo presente e quindi al campo”. Sulla Juve più emozionante da tifoso, Agnelli non ha dubbi: “La prima Juventus di Lippi, una Juve che ha emozionato molto perché veniva da 10 anni di non vittoria. La Juventus di riferimento è stata quella di Capello del 2005”.
Su altri innesti alla Higuain: “Quest’anno supereremo i 400 milioni di fatturato, proventi non ricorrenti esclusi. Certamente non invertiremo la rotta. Affronteremo i prossimi sette anni con la stessa umiltà con la quale abbiamo affrontato questi sette anni. Quando la Juventus cambiò pelle e dimensione ottenne risultati. Fra due settimane entreremo nella nuova sede, nel J Village dotato di scuola, albergo, campi e strutture completamente moderne. Ci siamo dati un nuovo logo. Siamo una Juventus completamente diversa e di dimensione realmente internazionale. Dobbiamo mantenere la stessa concentrazione che avevamo nel maggio 2010. Finora non abbiamo fatto nulla. I nostri veri traguardi cominciano da domani mattina. Punto sulla squadra che deve rispondere in ogni campo. Sui dirigenti che abbiamo costruito in questi anni guidati da Marotta e su un’area commerciale in grandissimo sviluppo”.
Sull’ipotesi di una Superlega Europea: “In ogni Paese ci sono logiche diverse ma con problemi simili. Tutti si domandano come crescere. Dobbiamo rispondere a questa domanda. Come far crescere il Copenhagen, come far crescere il Celtic, come far crescere l’Ajax, come far crescere il Benfica. E il modello non deve favorire le singole società ma i vari campionati. Il presidente Uefa, Ceferin, si sta impegnando molto su questo argomento”.
Sull’ossessione Champions: “Come si abbatte quest’ossessione? Vincendola! Non esiste altra strada. Certo, sono un tifoso deluso per gli ultimi 45 minuti però il tifoso deve aver presente il percorso compiuto negli anni”.
Gli interessi di Andrea Agnelli sono in Exor, in Fca e in Lamse: ma nonostante questi impegni non manca mai la dedizione alla Juve: “Sono gli stessi impegni che avevo nel 2010. Non mi hanno impedito di dare il massimo per la Juve. Continuerò così. Sette anni, più sette: sembra un contratto di affitto, ma è un atto d’amore lucido che segue una rigorosa strategia. La nuova Juve è stata riprogrammata. Per i prossimi... 14 anni”.