A gennaio la patente, oggi l'Europa League: Miceli, dietro le quinte di un esordio
Alessio ha gli occhi buoni, il cellulare in tilt e una sfilza di messaggi a cui rispondere: “Sono pieno!”. Motivo intuibile: ha appena esordito con la Lazio in Europa League. Ringrazia Inzaghi, la famiglia e suo fratello, che in tribuna si commuove. Brotherhood. Con dieci anni di sacrifici riassunti in appena dieci minuti, forse anche di meno. Alessio non ha ancora la patente, a giugno darà la maturità e oggi gioca i suoi primi minuti da professionista. “Emozione massima”. Che parte da lontano: “Ogni giorno mi faccio 140 chilometri per andarmi ad allenare a Formello...”. Tanti.
IL SOGNO DI MICELI
Lui, il raccordo, una Ford. Avanti&indietro da Genzano. Stavolta fino all’Olimpico. Alessio Miceli ha gli occhi buoni. Quelli di suo fratello sono pieni di lacrime. Orgoglioso di un percorso. Sorridono entrambi poi, poche parole e un solo abbraccio. Lungo. Come se non ci fosse nulla da dire. Come se uno sguardo racchiuda tutto e anche di più. Un'intera famiglia nel pallone, col solito viaggio Roma-Genzano ancora da fare. "140 chilometri". Col Vitesse finisce 1-1 ma conta poco. L’esordio, invece, conta davvero tutto, soprattutto se sei il capitano della Primavera e salvi un gol al 90esimo: “Ho fatto una bella diagonale, l’anno scorso giocavo difensore centrale”. Oggi fa il mediano e ringrazia Bonatti, suo allenatore in Primavera. E’ lui il primo a congratularsi, prima di mamma e papà. Qualche “bravo” che fa piacere, i consigli che non mancano mai: umiltà, testa bassa. “Avanti così”. Perché da domani Alessio tornerà in Primavera, sabato c’è il Verona in campionato, mercoledì il Bari in Coppa Italia (9 presenze, fascia al braccio, '99 come pochi). Ma stavolta si gode un esordio sognato 10 anni, forse "pronosticato" già dalla sera prima, durante la notte passata a Formello. “Miceli, 32”. Alessio ha dormito lì, ha studiato i centrocampisti del Vitesse attraverso alcuni video. Il resto è storia. “Chiama Miceli, fallo entrare”. E' iniziata così. Poi gli elogi di Inzaghi, le strette di mano dei compagni nello spogliatoio, la chiamata di Bonatti, i sacrifici (ripagati). Avanti e indietro su una Ford. Domani Miceli avrà qualcosa da raccontare. Da domani, forse, qualcosa cambierà. Tranne gli occhi, buoni per sempre.