L’infanzia, la scomparsa del padre, i problemi politici: Roma, ecco Mkhitaryan

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Classe, agilità, velocità di gamba e di pensiero, duttilità. Sono queste le caratteristiche tecniche che hanno fatto innamorare Paulo Fonseca di Henrikh Mkhitaryan, nuovo giocatore della Roma arrivato in prestito dall’Arsenal nelle ultime ore di mercato. Il classe ’89 armeno può ricoprire i ruoli di trequartista o di esterno offensivo, e probabilmente andrà ad occupare proprio lo spazio lasciato “vuoto” dall’infortunio di Perotti. 134 i gol da professionista di Mkhitaryan, che però ama soprattutto fornire assist ai compagni e svariare su tutto il fronte d’attacco, a seconda delle richieste dell’allenatore. Uno spirito d’adattamento che l’armeno, per cause di forza maggiore, ha dovuto sviluppare già da bambino.

Mkhitaryan si trasferisce infatti in giovanissima età in Francia con la propria famiglia, a causa di alcuni conflitti interni in Armenia, suo paese d’origine. Hamlet, il padre di Henrikh, di mestiere fa il calciatore. Gioca in attacco, ed il club francese del Valence punta su di lui per rinforzare il proprio organico. Mkhitaryan è legatissimo a suo papà, vuole seguirlo in tutti gli allenamenti nonostante il suo poco interesse per il calcio. Un amore viscerale, destinato però a durare pochissimo. Hamlet, infatti, muore a 33 anni per un tumore al cervello. Il piccolo Henrikh si trova così, a soli 7 anni, ad affrontare la propria vita senza una delle sue figure di riferimento: “Mio padre era la mia guida, il mio idolo. Da allora mi sono detto: ‘Devo correre come lui, devo calciare come lui’. Guardavo le videocassette delle sue partite per ricordarlo, mi faceva stare bene” afferma il classe ’89 in un’intervista al The Players Tribune.

Da quel momento, il calcio diventa la passione principale di Mkhitaryan. Il ragazzo – tornato in Armenia durante la malattia del padre – comincia ad allenarsi ed entra nelle giovanili del Pyunik Erewan. All’età di 13 anni parte per il Brasile per svolgere uno stage con il San Paolo, per provare ad emulare il suo idolo Kaká, ma dopo 4 mesi fa ritorno ad Erewan. Nel 2006 esordisce in prima squadra, sorprende tutti e 3 anni più tardi viene prelevato dal Metalurh di Donetsk. Ad Henrikh basta una stagione per dimostrare il suo valore, tanto che nel 2010 i rivali dello Shakthar spendono circa 6 milioni di euro per aggiudicarselo. Nelle fila degli arancioneri Mkhitaryan mette a segno 44 reti e 23 assist in tre stagioni, dopo le quali viene acquistato dal Borussia Dortmund per 27,5 milioni di euro. È il passo decisivo nel calcio che conta, papà Hamlet sarebbe fiero di lui. Ma non è finita qua.

Dopo 41 gol e 49 assist in 3 stagioni con i tedeschi, Mourinho lo vuole infatti con sé al Manchester United. I Red Devils sborsano ben 42 milioni di euro nelle casse del Dortmund per Mkhitaryan, che con gli inglesi vincerà una Europa League, un Community Shield ed una Coppa di Lega. Un anno e mezzo più tardi Henrikh finisce all’Arsenal in uno scambio alla pari con Alexis Sanchez, diretto invece a Manchester. L’armeno porta i Gunners fino alla finale di Europa League 2019 contro il Chelsea, ma è incredibilmente costretto a saltarla per motivi politici. La partita si gioca infatti a Baku, in Azerbaigian, nazione con la quale l’Armenia è in lotta per il controllo della regione indipendente del Nagorno-Karabakh. L’Arsenal, dopo averne parlato con il giocatore e con la sua famiglia, decide così di lasciarlo a casa per motivi di sicurezza. Il match, comunque, termina con la pesante sconfitta per 4-1 a favore degli uomini di Sarri, l’allenatore italiano che adesso Mkhitaryan potrà sfidare nuovamente in Serie A.

Per quanto riguarda la lingua, nessun problema, Henrikh – fermatosi peraltro ad un solo esame dalla laurea in economia – ne parla già sette: armeno, portoghese, inglese, francese, ucraino, russo e tedesco. Chissà, magari a queste si aggiungerà presto anche l’italiano. D’altronde, un suo feeling con la nostra lingua già esiste. Mkhitaryan, infatti, si è sposato lo scorso giugno a Venezia, sull’isola di San Lazzaro degli Armeni, uno dei principali centri mondiali della cultura armena. L’invitato speciale? Albano Carrisi. Proprio lui, Al Bano, cantautore italiano con cui Mkhitaryan e sua moglie Betty hanno intonato “Nel blu, dipinto di blu” durante la cerimonia.

Il dolore che ha colpito la sua gioventù sembra essere ormai passato: “Quando sei triste, non puoi essere fortunato. Se invece sei felice, ti accadono cose belle anche in campo”. Nel nome di papà Hamlet, la nuova Roma di Fonseca è pronta ad accogliere Henrikh Mkhitaryan.

A cura di Stefano Renzi

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