Malen, il fenomeno orange che sogna Henry
La sagoma di Lozano ormai è un ricordo sbiadito. In fondo, c’è voluto poco a dimenticarlo. A Eindhoven funziona così: si scovano e crescono talenti, poi una volta maturi, si mandano in giro per il mondo a fare le fortune di tifosi e grandi club. Da quelle parti è passato addirittura Ronaldo, il fenomeno: pietra preziosa importata dal Brasile, come un tempo si faceva per spezie e caffè. Per Donyell Malen, invece, è stato diverso, perché in Olanda ci è nato e ora, a suon di gol, ha finito in un lampo per prendersi il Psv. Tutto e subito, compresa la Nazionale.
Classe 1999, discendente da una famiglia di surinamesi, il suo nome spunta in vetta alla classifica cannonieri dell’Eredivisie. Dieci gol in nove presenze, uno ogni 78 minuti, con gli altri distanti anni luce: i biancorossi ringraziano e si godono il primato, seppur in coabitazione con l’Ajax. Già, i rivali di sempre, la squadra di Amsterdam e del calcio totale, dove Malen è cresciuto sotto l’occhio vigile di Dennis Bergkamp, idolo d’infanzia e allenatore nelle giovanili. Per imitarne il percorso, ha rifiutato la corte di Chelsea e Manchester United, decidendo nel 2015, ad appena sedici anni, di trasferirsi all’Arsenal.
Due stagioni con i ragazzini e una sola ricetta per conquistare tutti, Wenger compreso: segnare. I Gunners non avrebbero dubbi a tenerlo, lui, però, vuole giocare con i grandi, misurarsi al livello più alto. Bussa il Psv e l’affare si fa subito, in saldo, per 200mila sterline nell’estate del 2017. La prima stagione per ambientarsi, la seconda per esplodere e non si parla di storia, ma di attualità. Cinque reti al Vitesse e record di Van Basten eguagliato. Da allora sono trascorsi 35 anni: come loro nessuno mai.
Centravanti moderno, rapido e bravo con i piedi, esplosivo nella corsa e capace con la stessa facilità di servire i compagni e mettersi in proprio. Champions, Europa League, campionato, non fa differenza: giocare significa segnare e dall’equazione non si prescinde. Nemmeno in arancione. Il 6 settembre, contro la Germania, Ronald Koeman lo manda in campo a inizio ripresa, lui fiuta l'opportunità e replica come sa: numero sette sulle spalle e piattone per battere Neuer. Della serie, banale mai. Il senso del gol lo ha sempre avuto, il killer instict lo ha appreso da Henry: “Mi ha fatto lavorare sullo stile, grazie a lui ho perfezionato la tecnica”.
Ora non sbaglia un colpo e i tifosi lo adorano. Di Lozano è stato designato erede, anche se le caratteristiche rimangono differenti. Piedi fatati e cuore tenero, perché quando il messicano è andato via, accettando Napoli, Malen ha sofferto. Molto. Messaggi su whatsapp, una corrispondenza continua e il rammarico di non poter più esultare insieme. L'amicizia è intatta e chissà quante ne avranno adesso di cose da raccontarsi.
A cura di Nanni Sofia