"Ehi papà, ho fatto il primo gol in B!". Gudjohnsen fa vincere lo Spezia. Nel nome di Eidur

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“Andiamo da Gudi, cerchiamo Gudi”. Minuto 65 di Pescara-Spezia. In mezzo al campo Luca Mora, filosofica mezzala dei liguri, esorta i compagni a buttare la palla verso il “bambinone”. Lo chiamano così sulla panchina bianconera, Sveinn Anor Gudjohnsen. La conosce bene quella panca. Da quando è arrivato in Italia, estate 2018, ha passato più tempo lì che in campo. Senza mai protestare. Aria paciosa di chi viene dal freddo, sorriso di chi sa che il buio non dura per sempre.

“Vai Gudi, hai capito dove metterti?”. Alla domanda del suo allenatore, Gudi risponde con gli occhi sgranati e un rapido annuimento. È il minuto 60 e lo Spezia perde 1-0. Vincenzo Italiano, l’uomo che l’ha appena buttato in campo, sa che un’altra sconfitta può costargli il posto. Ultimi in classifica, 4 punti in 7 partite e a mezz’ora dal baratro. 

Tempo di all in, tempo di affidarsi a chi quest’anno non ha ancora messo piede in campo. Incoscienza o genialità, “andiamo da Gudi”. Uno che l’anno scorso ha fatto 8 presenze in 63 minuti, nessuna rete gonfiata. A gennaio fu mandato a Ravenna in C: un gol in undici apparizioni. Dura chiamarsi Gudjohnsen, cognome difficile da sostenere: suo padre Eidur, storia del calcio d’Islanda, poesia nelle notti di Stamford Bridge. 

“Vai Gudi”, gli urlano i compagni. Accorciato così, l’eredità sembra più leggera. Minuto 69, lo Spezia attacca. Ramos sfonda a sinistra, cross basso per Gudi che carica il sinistro. Gol? No. Assist? Sì, dopo una svirgolata dell’islandese la palla va sui piedi di Bartolomei: 1-1. Decisivo Sveinn, anche senza volerlo. 

Minuto 71, calcio d’angolo Spezia. In mezzo all’area svetta una chioma bionda. È uno svedese del Pescara, si chiama Svante Ingelsson. Ha la stessa età di Gudi. Qualche giorno prima l’ha affrontato e umiliato con l’under 21: Svezia-Islanda 5-0. Ma nel calcio c’è sempre un momento in cui puoi ribaltare tutto. In cui essere semplicemente Gudjohnsen, in cui saltare sulla testa di chi ti ha scherzato neanche una settimana fa. Cross di Ramos, il biondo di Gudi è più in alto di tutto. Gol, davvero. Il primo in B. Adesso sì che vanno tutti da lui. Una panchina si muove in massa verso l’islandese volante. Gli strappano la maglia, come si fa con le rockstar. Lui ha la calma dei Sigur Ros e il sorriso di un bambino. “Sono troppo felice per lui. È un timidone, gli vogliamo troppo bene”, dice il magazziniere. Spezia lo ha adottato. Del suo cognome non frega niente a nessuno. Neanche a lui, che ha legato tantissimo con Gyasi e con la pasta. “Quest’estate si è presentato in brutte condizioni fisiche, poi però si è sempre impegnato, ha aspettato il suo momento ed eccolo qua. Sono felice per lui, perché è un ragazzo d’oro”, racconta nel post Vincenzo Italiano. 

E lui invece? Ha il sorriso dei suoi 21 anni e una maglia strappata fra le mani al momento dell’intervista di fine partita. Man of the match: papà Eidur ci era abituato, lui per niente. “Ho sognato questo momento sin da quando ero bambino. Ho guardato tante partite, pensando a quando sarebbe arrivato questo momento. Mio padre? Non so che messaggio gli manderò. So che sarà molto contento. Quando ho visto arrivare quel pallone, ho saltato e girato la testa. Poi sono arrivati tutti…” . Un’esplosione, come un geyser di felicità. Un momento in cui sentirsi finalmente grandi. Lo scorso 12 maggio suo padre Eidur – oggi vice allenatore della nazionale islandese – aveva scritto un post con un collage di quattro foto: “Questo ragazzino, il mio ragazzone, mio figlio, il mio amico compie oggi 21 anni”.

C’è una foto in cui Sveinn è sulle spalle di Eidur. Somiglia tanto alla scena del suo primo gol “as a professional”, come dice lui ai microfoni di Dazn. 
Oggi come allora una chioma bionda più in alto di tutti. Sul campo dove Bjarnason, un altro islandese fece meraviglie. In quella Pescara che prima di una finale playoff dichiarò “guerra” all’Islanda perché le portava via Bjarne per la finalissima col Bologna.

Era il giugno 2015 e sui social i tifosi pescaresi insultavano – in modo esilarante – la federazione islandese. "Ma addò vi presentet che nin sapet manc che è lu timball" oppure "Vi facem tutte le pecore less sui geyser". La federazione islandese non rispose, il Pescara perse la finale e un velo di rancore rimase sempre. 

Mai avrebbero pensato che un islandese sarebbe venuto a “vendicarsi”. Ripartendo subito per Spezia, senza scoprire gli arrosticini. Ma scoprendosi improvvisamente decisivo. Com’era suo padre. Ora però chiamatelo semplicemente Gudi, l’islandese volante.

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