Balotelli: "Il Verona ha provato a prendermi. Dybala? Sono un suo fan"
"Un rosso stupido. Mi è scappato un ‘vaffa’ e l’arbitro mi ha cacciato”, ha spiegato Mario Balotelli in una lunga intervista ai microfoni de Il Corriere dello Sport, ritornando a quell’espulsione evitabile procurata durante Brescia-Cagliari, costata due giornate di squalifica.
“Ma se fossero puniti tutti per questo le partite finirebbero con due giocatori per squadra. Da quando sono tornato in Italia non ho rotto le scatole a nessuno, mi alleno seriamente, non tralascio nulla, mi adatto alle esigenze dell’allenatore e dei compagni, anche se a volte in partita mi sembra di fare il centrocampista".
Una squalifica l’aveva anche al suo arrivo in Italia, rimediata però nel campionato francese, poi scontata a Brescia. "Il mio trasferimento? Non sarei potuto andare a Verona, sono bresciano. Brescia è la mia città e così ho deciso. Il presidente è unico, l’avevo conosciuto in Inghilterra quando aveva il Leeds, siamo stati anche a cena insieme una volta. Lui sa come convincerti. Pensa che si era mosso anche il Verona, il presidente Setti aveva telefonato a Cellino per chiedergli se fosse realmente interessato a me. Gli ha risposto che non era interessato e tre giorni dopo ho firmato per il Brescia".
Col Brescia è poi arrivato il suo primo gol degli anni ‘20, come avvenuto anche nel 2010, durante Chievo-Inter al Bentegodi. Aveva 19 anni e indossava la maglia nerazzurra, prima di cambiarla con un’altra a cui si affezionò molto: quella rossonera. “Il Milan è il Milan. Ma al tempo stesso non ho alcun problema con l’Inter, che mi ha dato tanto. Tutto è partito da lì, dal settore giovanile, da Mancini che è la principale figura della mia carriera. Le due occasioni in cui abbiamo discusso aveva sempre ragione lui. Sono cresciuto, l'istinto l’ho sostituito con il lavoro. La svolta è stata a Nizza, ma anche l'ultima stagione al Milan è stata formativa. Nei primi anni pensavo che bastasse giocare bene e fare gol, che il calcio fosse tutto qui e non mi si dovesse chiedere altro”.
"Il calcio è la mia vita. Agli altri non sembra che sia così? Non ho mai cercato di convincere nessuno”, ha poi spiegato l'attaccante 29enne. "Raiola ha detto che il mio problema è che sono contento di ciò che ho fatto? Non è così, niente va bene, so di poter fare di più e non sono soddisfatto. Sono ancora in tempo per rimediare. Avrei potuto essere più in alto, forse, ma non mi pento delle mie scelte, né di qualche stupidata giovanile. Non avrebbe senso ora".
Proprio sul capitolo allenatori, che a Brescia ha visto l'esonero di Corini e il successivo arrivo di Diego Lopez (contratto di due anni e mezzo), ha aggiunto: "Ho incontrato alcuni con i quali c'è stata sintonia e altri che non mi hanno aiutato. Ho litigato con Mourinho e Mancini, e ti parlo di chi è stato importantissimo per me. A diciotto anni non capivo, ma non sono mai stato così stupido".
“ Il ritorno di Ibra in rossonero? Non me l’aspettavo. Lukaku mi piace, chi dice che non è veloce ne capisce poco. Ma è Lautaro che mi ha impressionato. Un altro fortissimo è Higuain, però se devo fare un nome dico Dybala. Io sono un Dybala fan, è un giocatore pazzesco. Immobile? Ha il posto assicurato agli Europei. Se lo merita".
L'intervista completa su Il Corriere dello Sport.
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