Conte vs Sarri: il loro 1994

Il sorriso impostato, una luce vagamente soffusa e una libreria con una foto di famiglia in bella mostra. Alle 17:30 del 26 gennaio 1994 la voce di Berlusconi entra nelle case degli italiani. L'ascolta anche Sarri, probabilmente. Gli occhi puntati sul piccolo televisore del suo studio, sempre molto ordinato e avvolto dal fumo delle sigarette. 21 anni dopo Sacchi avrebbe fatto il suo nome a quell'imprenditore pronto a darsi alla politica: "Prendilo al Milan e riconfermerai di essere avanti a tutti". Chi lo avrebbe mai detto.

35 anni compiuti da qualche giorno, una squadra di campagna condotta fino all'Eccellenza. Sarri nel 1994 allenava l'U.S. Cavriglia, club di un piccolo Comune in provincia di Arezzo. Oggi ha cambiato nome e gioca in terza categoria, il tempo passa per tutti.

Giocava con la difesa a zona. Il suo Pjanic si chiamava Stefano Mugnai, centrocampista dai piedi educati. In attacco il solito tridente: non Ronaldo, Higuain e Dybala ma Iaiunese, Stilo e Corse. 22 gol in totale. La rivale non era l'Inter ma la Sansovino, che nella stagione 1994-95 subisce solo 15 gol (lui 25) e gli finisce sopra in classifica. Lo scontro diretto è un 2-2 spettacolare. Ad arbitrarlo è un certo Rocchi di Firenze. 24 anni dopo se lo ritroverà nella finale di Europa League. E domenica anche a San Siro.

24. Come gli schemi su corner che Sarri inculca nella testa dei suoi ragazzi. Il venerdì sera li convoca tutti a casa sua. Le fidanzate si intrattengono in salotto con la moglie, lui si chiude nello studio con i giocatori. Lì ha un libro da centinaia di pagine, in cui sono riportati vita, morte e miracoli degli avversari. Sulla scrivania anche qualche videocassetta presa dallo studio televisivo più vicino. Masticava calcio.

Poi le scaramanzie. Dal tè che doveva essere versato sempre dalla solita persona alle 500 lire da bruciare prima di ogni partita. Dovesse mai decidere di gustarsi la prima puntata di 1994, chissà a cosa penserebbe. Magari a quel maledetto gol di Bui all'85', che costò i due punti al Cavriglia. Era il 2 ottobre 1994 e giocava contro la Sinalunghese.

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Il 1994 di Conte

Dopo le partite, Sarri portava i suoi ragazzi a fare merenda. Tutti insieme si mettevano davanti alla tv per guardare 90° minuto. Mentre lui pareggia con la Sinalunghese, la Serie A scende in campo per la quinta giornata. Tranne la Juventus, che avrebbe giocato il posticipo con l'Inter. Ai bianconeri servono i tre punti per agguantare in vetta il Parma di Zola e Asprilla e la Roma di Balbo e Fonseca. Niente da fare però, a Torino finisce 0-0.

Passano venti minuti, Conte si tuffa di testa ma non riesce a battere Pagliuca. Ha 25 anni, non è più quel ragazzino timoroso che dava del voi a Baggio. Trapattoni, un suo secondo padre, non c'è più. La Juventus - dopo oltre un ventennio - decide di chiudere l'era Boniperti e si affida alla triade Moggi, Giraudo, Bettega (idolo d'infanzia). Per rompere il dominio del Milan, che vince lo scudetto da tre anni, si punta su un allenatore emergente. Un certo Lippi. 

Nell'estate del 1994 a Torino arrivano Paulo Sousa e Deschamps. A centrocampo sono in troppi e Conte cambia ruolo. Esterno destro, un'idea che gli piace poco. Va in Nazionale e lo fa intuire ad un giornalista, che il giorno dopo titola "Conte: 'Vinciamo, ma non mi diverto'". Lippi è furibondo, alla prima riunione tecnica dopo la sosta lo sgrida davanti a tutti i compagni: "Sei un egoista", gli dice più o meno. Lui gli dà ragione e torna a pensare da squadra.

Ora - 25 anni dopo - la sua strada incrocia quella del mago di Cavriglia, che lo guardava su 90° minuto fra una sigaretta e l'altra dopo aver pareggiato con la Sinalunghese. Conte e Sarri, in due per un posto. Partiti lontani e mai così vicini. 

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2. 6 APRILE 1994: ITALIA-PONTEDERA 1-2 "E IL BRASILE NON ACCETTO' LA SFIDA"

3. 1994: COSA FACEVANO A QUEI TEMPI GLI ALLENATORI DELL'ATTUALE SERIE A?

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